sabato 31 dicembre 2011

India

Amore, per me la filosofia naque con India, la filosofia sul illusione della vità che prima poi finisce e che nei confronti dell'eternità non vale nulla, sul fatto che siamo l'intero mondo è il sogno del Nulla. E io penso ceh la vita vale la pena essere vissuta proprio per questa.
Ero bambina e avevo un libro sulle Leggende dell'Asia.
Nel mio paese i film di Boollywood erano altrettanto conosciuti come quelli di Hollywood e ne sono felice.
Nella storia della letteratura che studiavamo a scuola la Ramayana e Mahabharata erano sempre ricordate come i grandi libri della letteratura, poi nessuno ci obbligava di leggerli ma comunque erano un riferimento culturale indiano chiaro.
India, quando mi è diventato amore.
Avevo 18 anni quando leggevo Tagore, Shadana, e le sue poesie.
Ho letto a 20 anni la vita di Milarepa e di Buddha.
Ho letto sul tantrismo ce certo impressiona un pensiero pudibondo occidentale, ma come mai l'erotismo, la fisicità può condurre a un'apertura spirituale. Invece penso che proprio questo mischio di sensualità e senso spirituale del nulla del samsara è ciò che affascina in India. Se tutto è un gioco delle illusioni allora giochiamo.
Certo i libri di Eliade mi hanno aperta l'orizzonte della filosofia indiana, il suo dottorato di ricerca sulla filosofia yoga, che ha composto in Calcutta in parte, e considero che la sua opera più riuscita è Le notti a Serampore.
Ho letto Il libro tibetano della morte
libri di yoga (non indiani, ma scritti in Occidente). Sono familiarizzata con l'anatomia umana secondo kundaliniyoga
Ho letto Bhagavad gita.
Ho comprato anche alcuni libri di upanishade e veda, la samkya karika, i discorsi di Buddha.
Ho letto con molta piacere i libri di Zimmer dedicati a India.
Anche Jung fa rifferimenti a India e dice che noi non possiamo capire l'anima orientale. Forse lui non la può capire. Capire qui significa immedessimarsi nella situazione davanti al destino, morte , sofferenza dell'indu.

Pakistan-Kartographia